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A Uvira il miracolo della riabilitazione per disabili e non udenti – Mondo e Missione

Non si dimentica il primo incontro con il lago Tanganica, secondo per grandezza in Africa con i suoi 670 chilometri. Al mattino è placido come uno specchio, solcato da piroghe in legno su cui i ragazzi vanno a pescare banchi di piccoli pesci che si essiccano al sole, o qualche grosso persico da vendere al mercato. Al pomeriggio cambia il vento, e il lago ribolle agitato come un mare, mentre in lontananza si intravvede più nitida la città di Bujumbura. Ci troviamo a Uvira, nella punta più a sud del Kivu, una regione della Repubblica Democratica del Congo considerata instabile e maledettamente ricca di materie prime.

A incuriosirci e portarci alla scoperta del Centro Bethanie è Paolo Galli, un consacrato che ha deciso di spendere la vita con i missionari saveriani accanto ai bambini di queste latitudini. Ci porta in jeep lungo un tracciato polveroso e accidentato (che definire strada è un eufemismo) da Kilomoni, zona ai margini di Uvira vicino alla frontiera con il Burundi, fino al centro città, che si riconosce per l’intensificarsi dei commerci e della folla. La recente esondazione del lago Tanganica ha sfollato centinaia di persone, ora accampate in tende di fortuna lungo la strada. Ma il cambiamento climatico è soltanto l’ultima di una serie di piaghe che hanno fatto di questa regione una delle più martoriate del pianeta. L’estrazione selvaggia di oro, coltan, cobalto e altre materie rare fa sì che convenga uno status quo di instabilità e assenza istituzionale. Ad andarci di mezzo sono ovviamente i servizi primari e i diritti dei più deboli.

Sul cancello del Bethanie c’è scritto “Centro di rieducazione e riabilitazione fisica”, gestito dalle Missionarie Saveriane. Come Rosanna Bucci, marchigiana di 59 anni, che ci accoglie sorridente. Dal 1994 non si è più separata dal Congo, occupandosi di servizi socio-sanitari in diverse zone rurali del Kivu. Da sei mesi qui è la nuova direttrice. Attraverso un giardino curato entriamo in una serie di salette al piano terra dove incontriamo bambine e bambini di ogni età impegnati nella riabilitazione per raddrizzare piedi e gambe storte. “Il ‘pied bot’, piede torto, il ginocchio varo e valgo, sono problemi molto diffusi che qui non prende in carico nessuno, tanto meno lo Stato”, spiega Rosanna. “Bambini che nascono con problemi fisici, psico-motori, con malformazioni o disabilità vengono spesso abbandonati dalla famiglia che non riesce ad occuparsene, o che in alcuni contesti ancora molto superstiziosi li considera una maledizione. A volte è il papà che se ne va di casa quando nasce un bambino con disabilità, e la madre fa quel che può”.

Un bimbo di 4 anni comincia a strillare mentre con grande delicatezza un’infermiera congolese lo aiuta ad entrare nel tutore per la correzione graduale delle gambe storte. Mezzora al giorno per vedere in pochi mesi risultati sorprendenti. “Ogni situazione ha bisogno di un tutore in legno o in gesso fatta su misura” ci spiega, “ed è qui che entra in gioco il nostro laboratorio artigianale”. Il laboratorio è costituito da un paio di stanzette con diversi macchinari ad uso manuale, e un forno per i gessi. Il tecnico che lo gestisce è un ragazzo che si rivela l’esempio vivente della missione del Centro Bethanie. “Noi vediamo i risultati di quello che facciamo – spiega Rosanna – perché proprio come lui, abbiamo tre operatori che erano persone in cura qui. Ora lavorano uno alle protesi, una alla segreteria e un altro alla sartoria. Erano pazienti, oggi sono persone realizzate, che hanno un lavoro e una famiglia”.

In un’altra ala del Centro visitiamo alcuni bambini che hanno il busto completamente ingessato. Sono allettati ma sorridono, perché sanno di stare guarendo. “La tubercolosi ossea è feroce” interviene Paolo mentre li fa ridere con qualche battuta in swahili. “In Europa non sappiamo più cosa voglia dire. E’ un’infezione della colonna vertebrale che si sviluppa quando il bambino vive in condizioni di scarsissima igiene, si trasmette via area ma poi si estende al di fuori del polmoni, e comincia a rodere le vertebre”. Il gesso, a seguito della corretta diagnosi, consente di evitare il collasso della colonna, è fastidioso soprattutto con il caldo ma salva delle vite, in attesa che culturalmente anche qui si diffonda la vaccinazione. “Molti bambini vengono da luoghi lontani della regione, perché siamo l’unica realtà a prendere in carico questa malattia, allora abbiamo costruito anche una foresteria in modo che possano restare qui per tutto il periodo di cura”.

L’ospitalità è un servizio dedicato anche a minori non udenti. In un contesto dove si parla ancora di “sordomuti”, proprio per mancanza di strumenti riabilitativi, le saveriane del Bethanie, a partire da suor Bambina Patti che ne fu la fondatrice, hanno messo su anno dopo anno una vera e propria scuola di alfabetizzazione. La visitiamo classe per classe, assistendo alle lezioni ma anche al metodo didattico impiegato nelle varie fasi. In mancanza di protesi acustiche, i bambini imparano lettere, sillabe e infine parole grazie a tecniche che mescolano la lettura labiale e l’alfabeto dei segni all’utilizzo del tatto sulla gola (per capire come ogni suono vibra diversamente) e all’esito visivo delle consonanti sulla materia (come una “p” fa vibrare un foglio di carta…). Le classi di scuola secondaria ci coinvolgono nella recita di un Padre Nostro con la lingua dei segni. Li guardiamo interagire con dedizione ed entusiasmo tra di loro e con gli insegnanti, bambine e bambini, ragazze e ragazzi altrimenti condannati all’irrilevanza, in una società che costretta alla sopravvivenza non ha alcuna presa in carico di queste diversità…

(continua a leggere su Mondo e Missione – archivio ottobre 2021)

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Camminatore, comunicatore e musicista, Giacomo D'Alessandro vive a Genova. Le prime tracce di un blog ispirato alla figura del "ramingo" sono del settembre 2006. Una lunga e variopinta avventura tra il camminare e il raccontare, in tanti modi, grazie a tanti compagni di viaggio.