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Non è la stessa barca. Genova, gli ultimi e il coronavirus – Gli Asini

voci raccolte da Giacomo D’Alessandro

Giacomo Toricelli è educatore e responsabile del Centro Educativo “La Staffetta” in via Pré.

Non sposo la retorica pervasiva per cui siamo tutti sulla stessa barca. Siamo certamente nello stesso mare: possiamo tutti contrarre il virus, ci sono onde alte, più pericolose per gli anziani, per chi ha patologie pregresse, e meno per altri; e in questo mare, con le nostre diversità, la barca non solo non la condividiamo, ma alcuni non ce l’hanno proprio; c’è chi nuota, chi non ha proprio niente a cui attaccarsi, chi ha delle zattere, chi delle barchette. La mia sensazione è che in molti siamo su un traghetto, soffriamo la situazione, ma non vediamo chi sta sotto ancora. Intendo dire che ci sono persone che fanno fatica a mangiare, in questi giorni. E servizi come Staffetta si trovano a far fronte a questo disagio di bambini e famiglie. (…)

Roberto D’Alessandro è Assistente Sociale Coordinatore presso il SERT di Genova Sampierdarena.

Molti nostri utenti, nonostante vivano quotidianamente una condizione precaria e l’esposizione a molteplici fattori di rischio, hanno anche imparato nel corso di questa emergenza a prendersi cura di sè, a ridurre i danni. Ho notato una buona accettazione delle misure di distanziamento e di protezione, una consapevolezza che hanno acquisito sulla propria pelle di come i comportamenti di un singolo ricadono sugli altri. Lo sanno perché hanno sperimentato come l’abitudine alla ricerca della sostanza abbia avuto sempre ricadute nefaste, su se stessi ma soprattutto sulle relazioni famigliari. (…)

Padre Nicola Gay, gesuita, è Presidente di Associazione San Marcellino, storica realtà di accoglienza e accompagnamento di persone senza dimora.

L’impatto sulle persone senza dimora che seguiamo è stato enorme. Abbiamo dovuto chiudere tutte le attività diurne, il circolo la Svolta, il centro diurno, e il centro d’ascolto che è passato a funzionare via telefono, quindi senza l’incontro personale salvo in casi rarissimi. E ha comportato un ripensamento di tutti i servizi delle accoglienze notturne. Da una parte è stato abbastanza semplice invitare le persone che sono in alloggio a rimanere a casa, anche se poi si è rivelato necessario un accompagnamento telefonico, perché alcuni facevano fatica a capirne il senso. E poi restare chiusi in un alloggio molto piccolo, per persone abituate alla libertà della strada, è stato di forte impatto. Per le comunità abbiamo deciso di tenerle aperte 24 ore su 24, adottando tutte le protezioni, e ridotto il numero degli esterni, per diminuire entrate e uscite e quindi rischio contagio. Molto più complesso è stato il ripensamento delle accoglienze notturne. (…)

Maurizio Scala, Comunità di Sant’Egidio a Genova.

La situazione delle persone che rimangono in strada è davvero complicata. Alla solitudine e all’emarginazione di prima si aggiunge questo dramma del contagio, il che implica ad esempio meno possibilità di raccogliere soldi attraverso le elemosine, che gli permettevano di fare piccoli acquisti per i bisogni personali, dalla ricarica del telefono a qualcosa da mangiare. Con i bar chiusi c’è il problema che non vengono più aiutati con un po’ di colazione al mattino, ma nemmeno con i bagni, specialmente per le donne questo è un grosso disagio. Anche per ricaricare il telefono prima avevano luoghi come biblioteche e bar. Ora sono sempre più isolati e difficilmente raggiungibili. Alcune mense sono chiuse, e anche mangiare è diventato più difficile; noi abbiamo raddoppiato i giri serali insieme alla croce rossa, distribuendo sacchetti cena. (…)

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Camminatore, comunicatore e musicista, Giacomo D'Alessandro vive a Genova. Le prime tracce di un blog ispirato alla figura del "ramingo" sono del settembre 2006. Una lunga e variopinta avventura tra il camminare e il raccontare, in tanti modi, grazie a tanti compagni di viaggio.