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A riveder le cinque stelle – Appunti Alessandrini

Alcuni giorni fa con Agostino Pietrasanta e don Walter Fiocchi ci siamo ritrovati a parlare del fenomeno Movimento 5 Stelle mettendo a confronto visioni e percezioni diverse per appartenenza generazionale e percorsi di vita. Dato per ovvio che dal basso dei miei 23 anni non sono rappresentativo di nessuna categoria, gruppo o esperienza, mi incuriosisce vedere come, a partire da idee e valori perlopiù affini, ci si trovi su atteggiamenti quasi opposti rispetto alla new entry politica targata 5 stelle.

A cosa è dovuto un qual certo favore di molti giovani verso la neonata avventura politica, a cosa il netto rifiuto e squalificazione che spesso si incontra in generazioni più adulte, solitamente con esperienze politiche alle spalle?

Cominciamo col dire che la mia generazione non ha mai avuto altro immaginario politico, da quando ha memoria, fuori del berlusconismo (da un lato) e di un centro-sinistra deboluccio, litigioso e che non ha mai ottenuto risultati memorabili di “alternativa politica” (dall’altro). In quest’ottica si può già comprendere come minimo lo sguardo incuriosito e speranzoso gettato su un comico e un movimento di cittadini che ad un certo punto cominciano a sgomitare per smuovere le acque stagnanti e riportare alla normalità certi punti saldi (come fuori i condannati dal Parlamento e dentro le preferenze elettorali) così scontati per tutti ma – tant’è – da nessuno efficacemente promossi e pretesi prima del V-Day 2007.

Diciamo in secondo luogo che a rendere irrilevanti i principali punti di forza berlusconiani non è riuscito il centro-sinistra con la sua strategia comunicativa e politica, mentre ci è riuscito un comico che ha esasperato quegli stessi punti di forza rendendoli una componente comunicativa, ma non sostanziale. Un esempio: chi si cura più del “coglioni” detto da Berlusconi se Grillo usa ogni due frasi un “vaffa”? La differenza è che il primo rappresenta i cittadini e le istituzioni da eletto, il secondo è un predicatore con un suo stile comico ironico, che comunica. Ma se sotto il turpiloquio berlusconiano non c’è sostanza politica, c’è il nascondimento del vuoto, sotto quello grillino c’è una legge di iniziativa popolare che non contiene parolacce o porcate ad personam ma precise proposte politiche difficilmente non condivisibili. La differenza è determinante. La comunicazione non copre un contenitore vuoto, ma semplifica e arringa satiricamente, con il ritmo e il linguaggio dinamico e sregolato dell’era web, per portare cittadini ormai sordi alla “politica tradizione” ad un’azione politica democratica e costituzionale, facendo percepire la necessità e l’intenzione di cambiamento radicale.

Al “tiranno” Berlusconi si sostituisce il “guru” Grillo. Il primo diceva: date a me tutto il potere; questo dice: date a voi stessi il potere di gestire la cosa pubblica. Si dirà: è comunque un personalismo. Certo, come lo è stato Di Pietro, Ingroia, i guru televisivi di sinistra… La società dell’immagine e della comunicazione ha prodotto personalismi a tutti i livelli, e il M5S è stato l’unico di tantissimi movimenti civici sorti in questi anni di protesta ad aver partorito una “proposta politica” che andasse su percentuali significative, proprio perché ha giovato della visibilità e del megafono del “guru”. Ma alla comunicazione centralizzata e finta delle tv monopolizzate si sostituisce la rete come luogo della pluralità, dell’approfondimento, della partecipazione. Soprattutto, a contenuti politici vuoti e opportunistici della voce berlusconiana si sostituisce un anelito consapevole alla green economy, alla decrescita, alla riqualificazione energetica, alla partecipazione civica, alla trasparenza politica, alla legalità.

Qui subentra un altro aspetto: come è possibile sostenere il “né di destra né di sinistra”? Dal punto di vista di un programma completo è effettivamente impossibile non pronunciarsi su ambiti che direttamente o meno posizionino una forza più a sinistra o più a destra. La domanda è: perché a questo si è arrivati e molte persone si sono trovate d’accordo? Io credo che anche molti giovani favorevoli al Movimento sappiano in cuor loro posizionarsi politicamente e lo ritengano un riferimento valoriale che rimane, ma di fronte a un ventennio in cui “destra e sinistra” come le abbiamo conosciute noi hanno fallito, di fronte a impellenze politiche ben più “a monte” come la legalità, la trasparenza, l’aumento di democrazia partecipativa, la conversione ambientale della società, si concorda che non è importante ora focalizzare destra o sinistra quanto risolvere in fretta e come non è mai stato fatto questi aspetti. L’esigenza politica del momento è talmente “sulle basi” che rende agli occhi di molti non necessario, anzi dannoso l’utilizzo delle categorie politiche precedenti, che peraltro in Italia abbiamo visto cosa hanno prodotto.

Ripeto, questo non vuol essere un discorso di elogio a priori né di spiegazione scientifica del fenomeno 5 Stelle, ma un insieme di spunti offerti da un’angolatura diversa per leggere un certo consenso e sostegno da parte di molti giovani nati sotto Berlusconi e che fino a Grillo non hanno trovato una forma a loro aperta di approccio alla politica, all’azione civica, al cambiamento concreto e visibile. Credo che molto in ciò sia fisiologico del momento storico e dei vent’anni politici trascorsi, dell’entrata in gioco di nuove dinamiche sociali e comunicative, della fase generale di crisi valoriale, morale, economica, sociale e identitaria per cui anche politicamente si creano correnti e sommovimenti “tra il già e il non ancora”. La speranza è che la “vecchia politica” sappia rapidamente, e meglio di quanto ha fatto negli ultimi tempi, trarre i segnali giusti dalle “nuove forme” che vediamo per riqualificare la propria presenza e la propria azione rinnovandosi radicalmente. E’ giusto che in parte trovi una sonora spinta dall’esterno, perché la storia insegna che la capacità di auto-riforma e auto-controllo di chi ha potere è qualcosa di rarissimo.

Quanto agli esiti dell’exploit politico nazionale dei 5 Stelle, trovo già un miracolo che in un modo o nell’altro stiano facendo il loro lavoro e portando a casa qualche risultato del loro programma. Per ora sono gli unici ad averci restituito dei soldi dai palazzi del potere, e anche – a mia corta memoria – la prima vera opposizione che vedo in Parlamento non solo a Berlusconi e ai suoi scagnozzi ma anche a una serie di porcate bipartisan. Che siano un corpo estraneo di opposizione politica che costringa in qualche anno le altre forze a rinnovarsi e riqualificarsi la considero la vera importante e forse unica funzione di questo fenomeno. Complesso, populista, ambiguo, contraddittorio, semplicistico, grillocentrico (ma anche questo andrà ci si augura a risolversi e ridefinirsi meglio col tempo e l’esperienza), ma un risultato della fase storico-politico-sociale che abbiamo vissuto e viviamo. E comunque decisamente preferibile ai neo fascismi e neo nazismi che raccattano i consensi dell’astensionismo e della rabbia popolare su contenuti politici ben più preoccupanti. Per il resto, chi sa fare di meglio (ma che abbia ancora una credibilità) si faccia avanti. L’Italia chiamò.

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Camminatore, comunicatore e musicista, Giacomo D'Alessandro vive a Genova. Le prime tracce di un blog ispirato alla figura del "ramingo" sono del settembre 2006. Una lunga e variopinta avventura tra il camminare e il raccontare, in tanti modi, grazie a tanti compagni di viaggio.